Gentilissimo Consigliere,
ci rivolgiamo a Lei in occasione della discussione in aula delle mozioni n. 17 e 18 sulla Ferrovia Fano Urbino, presentate dai Consiglieri PD di Pesaro e Urbino (Biancani, Minardi, Talè, Traversini) e dal Consigliere 5Stelle di Urbino (Fabbri).
Come avrà potuto notare, vi sono due posizioni contrapposte: una che, secondo il più recente e politicamente corretto sentimento popolare verso le opere infrastrutturali, privilegia la ristrutturazione, ammodernamento e ripristino della linea con fini turistici e di trasporto; l’altra, in definitiva a favore del trasporto su gomma, che vorrebbe invece cancellare definitivamente la ferrovia trasformandola in pista ciclabile in grado di accogliere altri sottoservizi ( banda larga, gas, un nuovo acquedotto).
Il paventato rischio di smembramento della linea ferroviaria esposto dai consiglieri PD non sembra credibile perché FS non ha mai fatto dichiarazioni pubbliche sulla volontà di vendere a privati ed anzi se non fosse stato per la richiesta di dismissione da parte dell’ex presidente della provincia Matteo Ricci la linea sarebbe ancora lì tutelata al 100% e GRATIS!!
Un dubbio si affaccia nella mente di un comune cittadino informato sul caso:per quale motivo il massimo esponente del PD pesarese, attuale sindaco di Pesaro, fin dal 2010 si è adoperato con ostinazione per decretarne la morte tramite la dismissione?
Non si rendeva conto, il nostro, delle conseguenze negative inflitte al territorio marchigiano da una simile, sciagurata decisione? La provincia di Pesaro ed Urbino nel 2013 ( sempre gestione Ricci) ha chiesto ed ottenuto in comodato d’uso gratuito il tratto Canavaccio-Urbino; pertanto se si chiedesse l’estensione del comodato fino a Fano non servirebbe acquisire la tratta con inutile esborso di soldi pubblici ed il problema dell’eventuale vendita sarebbe risolto.
Degna della massima considerazione la recente dichiarazione del ministro dei Beni Culturali e del Turismo on. Dario Franceschini che nella sua recente visita al territorio si è espresso a favore del recupero della ferrovia. Anche il direttore della Fondazione FS ing. Luigi Cantamessa nell’agosto scorso, in un sopralluogo della linea, ha espresso il desiderio di inserire la ferrovia Fano-Urbino tra le ferrovie turistiche italiane ( la “Ferrovia del Lago”: da Palazzolo sull’Oglio a Paratico/Sarnico, la “Ferrovia della Val d’Orcia”: da Asciano a Monte Antico, la “Ferrovia del Parco“: da Sulmona a Castel di Sangro, la “Ferrovia dei Templi”: da Agrigento Bassa a Porto Empedocle).
Giova ricordare che il sedime è integro, le opere d’arte in ottimo stato, le stazioni centrali nei paesi serviti e la popolazione numerosa (bacino superiore alle 120000 unità, Pesaro esclusa). Non si ipotizza quindi il recupero di qualcosa di distrutto e difficilmente ricostruibile, ma di una linea i cui lavori di rinnovo sono molto simili a quelli di una manutenzione straordinaria su una linea in esercizio.
La popolazione dell’Alto Metauro si è sensibilizzata a favore del ripristino tout court della ferrovia al fine di interrompere l’ormai insostenibile isolamento di Urbino e della valle. Non si dimentichi che uno dei fattori che ha causato la eliminazione di Urbino quale capitale europea della Cultura 2019 è stata proprio la mancanza di un collegamento ferroviario stabile con il sistema nazionale di trasporto su rotaia (Matera, che ha vinto, lo ha con Bari).
Bisogna anche tenere in considerazione che esiste un progetto preliminare di ripristino (realizzato da Associazione FVM insieme ad una società di ingegneria ferroviaria di primaria importanza Pegaso ingegneria/Sistema ingegneria), con conseguente utilizzo del tracciato esistente, a difesa e preservazione dell’ambiente vallivo. La cosa risulta molto interessante visto che fino ad ora, a parte lo studio economico del 2003 della SVIM, nessuno studio infrastrutturale ha analizzato il tema chiave delle condizioni tecniche della linea e quindi ogni decisione presa fino ad ora è stata attuata al buio e spesso sulla base di dati fantasiosi suggeriti oralmente da chi è sfavorevole al ripristino. Il costo preventivato nel progetto preliminare è di 87 M€; se l’iniziale ripristino lo si facesse come ferrovia turistica il costo si ridurrebbe a qualche milione di euro.
Stride con il buon senso la volontà di distruggere una infrastruttura ferroviaria a favore di una ben più banale pista ciclabile; il tutto nel quadro di una pressoché impossibile futura realizzazione di un collegamento tipo metro tranvia di superficie, perpetuando l’isolamento del Montefeltro.
Siamo certi che Lei in qualità di Amministratore della cosa pubblica è conscio delle difficoltà e degli enormi costi cui andrebbero incontro le generazioni future se necessiteranno della costruzione di una nuova linea in diversa sede e si troverà con noi d’accordo su tali motivazioni.
In tal modo non si distruggerà ciò che abbiamo e che non potrebbe mai più essere riproposto con gli intenti originari di collegamento dai tempi dell’Unità d’Italia se non a costi esorbitanti e con impatto inaccettabile sul territorio.
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